giovedì 22 novembre 2012

Il selvaggio

Il selvaggio
David Almond, Dave McKean
Edizioni BD
Cartonato con sovracoperta, 16,7x21, 80 pp. Colore
€ 10,00


Primo: è bello. Bellissimo!

Secondo: non date retta a chi vi dice che è un libro per ragazzi.

Per poter capire e farsi toccare profondamente da questa storia bisogna almeno una volta nella vita aver rischiato di perdere qualcuno di molto caro.
Questa è una storia adulta, per padri e madri, per figli di genitori anziani, per congiunti di chi ha avuto un brutto incidente: parla di un bambino che perde il padre, parla della madre e della sorellina che vivono la stessa tragedia insieme a lui, parla del suo modo di reagire e mette in scena un toccante dualismo fra realtà e fantasia che aiuta il bambino a crescere, sopportare il dolore, cavarsela e diventare un ragazzo.

I testi sono ben scritti, semplici e diretti ma anche molto suggestivi. Il linguaggio sgrammaticato del bambino è un po' straniante all'inizio, sa un po' di fasullo, ma ci si abitua presto e diventa una specie di intonazione che colleghiamo immediatamente al personaggio, aiutati in questo anche dal carattere tipografico ad hoc.

I disegni sono favolosi. McKean ha un dono perverso che consiste nel disegnare le cose in modo sgraziato ed ottenere un effetto aggraziato. Lo odio. Lo odio perché lo invidio come un porco.
Anche Kent Williams ha lo stesso dono. Meno male che lui si è dedicato alla pittura e non mi costringe più a soffrire leggendo i suoi fumetti.

Non è un fumetto, è un racconto pesantemente illustrato, in alcuni casi con una specie di griglia da fumetto che però si alterna a splash page ed anche a pagine del tutto prive di disegni. Il testo potrebbe reggersi anche da solo. I disegni in realtà non hanno funzione narrativa, non mostrano niente che non sia già nel testo, ma sicuramente sanno essere estremamente suggestivi.

Non ho critiche da fare a questo albo.
Un appunto è che una vignetta ritraente un albero secco è stata usata, oltre che nella storia, anche per la seconda di copertina, per la quarta di copertina, per altre pagine qua e là e compare complessivamente sette volte nel volume. Si poteva evitare.
C'è anche una incongruenza fra i disegni ed i testi, relativa all'aspetto del ragazzo selvaggio, in particolare i suoi vestiti. Risulta infatti stravagante fin dall'inizio che un ragazzo nato e cresciuto solitario nei boschi, che non sa neanche parlare, se ne vada in giro con un bel paio di jeans oversize che fanno tanto skater del ventunesimo secolo. Ed infatti, proseguendo nella lettura, si scopre che dovrebbe indossare pelliccia di cane e piume di pollo in testa!
Evidentemente McKean la pensava diversamente e l'ha disegnato come gli è parso più opportuno. Ed ha fatto dei disegni favolosi, che se si prova ad immaginare come sarebbero stati con pelliccia e piume viene da inorridire (ma noi NON siamo McKean, giusto?) e allora, forse, ha fatto bene a farli così. Oppure, forse, avrebbe potuto farli fedeli al testo e sarebbero stati bellissimi lo stesso (perché LUI SI' che è McKean). Chissà?

Infine, che cosa può succedere se un ragazzo dovesse leggere questo volume?
Potrebbe simpatizzare col protagonista e, forse, identificarsi con le sue esperienze di bullismo. Potrebbe trovare affascinante la figura del ragazzo selvaggio e toccanti le scene di tristezza familiare. Potrebbe anche gradire i disegni stravaganti (mia figlia a tre anni ha amato le inquietanti illustrazioni di "I lupi nei muri") perché a volte i giovani non apprezzano solo quel che crediamo noi anzianotti, anzi!
Insomma, potrebbe essere un'ottima esperienza di lettura. Resto convinto però che questa storia si rivolga fondamentalmente agli adulti, perchè loro sanno cosa voglia dire davvero la paura di perdere una persona cara e possono capire lo strazio di una madre che, oltre al proprio dolore, deve cercare di gestire anche quello dei propri figli.



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