venerdì 30 novembre 2012

La qualità delle informazioni 2 - il segreto

Dalla mia fumetteria di fiducia Comics e Dintorni ricevo la consueta newsletter con le uscite della settimana. Scorrendo la lista dei titoli ce ne sono sempre alcuni che non conosco e su cui cerco informazioni. La prima fonte è il sito internet della fumetteria stessa, che fra l'altro fa anche vendite online e contiene una breve descrizione degli albi, solitamente copiata dai comunicati dell'editore.

Oggi leggo un nuovo titolo che non conosco: After Dark dell'editore Comma 22.


Nella descrizione leggo questa inquietante frase: "Il cielo è oscurato dalla polluzione". So già dove voglio andare a parare, ma fatemi fare il finto tonto che mi diverto un po' e vi do anche qualche dritta utile per quando volete cercare qualche informazione su un fumetto.


Vado sul sito Garzanti a controllare il significato di polluzione, perché per quanto mi consta si tratta di una cosa che non dovrebbe essere in grado di oscurare il cielo.

polluzione
s. f.
1 (fisiol.) eiaculazione involontaria che ha luogo durante il sonno
2 (non com.) contaminazione, inquinamento: polluzione atmosferica,...


Il primo significato è, ovviamente, quello che intendevo io.
Il secondo significato "non comune" si sta lentamente affermando nel linguaggio comune perché è pedissequamente mutuato da "pollution", termine presente nelle lingue inglese e francese col significato di "inquinamento". E' un problema di traduzione pedestre. Come quando i soliti traduttori incompetenti traducono "silicon" con "silicone" anziché "silicio" (tutti gli appassionati di fantascienza dovrebbero essersi imbattuti almeno una volta in qualche computer di silicone, che fa pensare alle tette finte anziché ai microchip di semiconduttori) oppure "helmet" con "elmetto" nei contesti in cui dovrebbe essere tradotto con "casco" (da motociclista, il riferimento per niente casuale è diretto alla versione italiana di "Buona apocalisse a tutti" di Terry Pratchett e Neil Gaiman).

Siccome conosco i miei polli, per fare un controllo vado subito sul sito di Comma 22 a vedere se questa perla l'hanno prodotta loro.

In home page ci sono le novità, ma After Dark non compare. C'è un box per la ricerca, digito "After Dark" ed il risultato è "Non ci sono prodotti".
Siccome conosco anche questi altri polli che sono i motori di ricerca interni dei siti, provo anche la chiave "After" (ancora "Non ci sono prodotti") e "Dark", che mi sforna 38 prodotti che non si capisce bene cosa abbiano a che fare con la parola "dark" ma fra i quali non figura l'albo in questione.
Ok. Proviamo allora con Google, che spesso funziona meglio.
Vado nella pagina della Ricerca Avanzata e cerco "After Dark" all'interno del sito di Comma 22, ma neanche quella dà risultati. Vuol dire che sul sito non c'è neanche una notizia, un elenco, un comunicato stampa che contenga quelle parole.
Niente male!

Allora provo semplicemente a cercare "After Dark Comma 22" su Google e trovo diversi siti che vendono l'albo: Fumetto Online, IBS ed altri. Quindi il fumetto esiste, è in vendita, ma sul sito dell'editore non ce n'è traccia.

Cercando invece "After Dark Comma 22 polluzione" ho la conferma che la stessa frase compare identica in molti siti che riportano anticipazioni sulle pubblicazioni. Quindi desumo che si tratti di una circolare dell'editore o del distributore, qualcuno insomma che produce o commercia fumetti fantascientifici tradotti dall'estero e non sa che "pollution" si traduce "inquinamento".

La cosa buffa è che scopro comunque che il titolo mi potrebbe anche interessare!
Sulle pagine della Wikipedia inglese trovo maggiori informazioni. Il soggetto è di Antoine Fuqua (regista/sceneggiatore) e Wesley Snipes mentre la sceneggiatura è di Peter Milligan. Mi sembrano delle buone credenziali per incuriosire. L'ambientazione fantascientifica postapocalittica non è niente di nuovo ma potrebbe essere comunque interessante. Tre numeri da 56 pagine nella versione originale. Quella italiana sembra essere da 168 pagine (un solo sito cita il numero di pagine!!!) quindi una raccolta completa.
Sembra un po' un'americanata, ma chissà?
I disegni non mi entusiasmano, ma in una recensione il lingua inglese scopro che dal secondo numero migliorano, con l'abbandono di Nentrup e l'arrivo di Leonardo Manco.

Penso quindi che ordinerò questo fumetto, soprassedendo a tutte le incongruenze e le difficoltà nel reperire informazioni che ho trovato. Ma la mia domanda è: quanti lettori sono disposti a rompersi le scatole in questo modo?
Quanti potenziali lettori non compreranno l'albo semplicemente perché non sapranno mai che è uscito e come è fatto?
Possibile che l'attrazione del lettore debba avvenire solo sugli scaffali di una libreria? E pensano davvero che funzioni? In quante librerie questo albo rischia di finire nascosto in mezzo a decine di altri albi con copertine simili e quindi di svernare invenduto per gli anni a venire?

Poi dicono che il fumetto è in crisi...

Tanto per insistere: nella stessa newletter ho trovato altri due titoli non presenti sul sito dell'editore:
NEIL GAIMAN'S MIDNIGHT DAYS - RW Lion (che in questo momento non ha proprio la sezione "Catalogo" che è in costruzione da mesi)
LE AVVENTURE DI HUCKLEBERRY FINN - Coconino Press (che di solito, invece, è fra i siti più chiari e dispone di anteprime)

Forse sono io che mi muovo troppo presto...


(Disclaimer: non ce l'ho con Comma 22, di cui ho comprato e comprerò numerosi titoli.
La mia è una lamentela generica. Oggi è Comma 22, domani sarà un altro sito ed un altro editore a farmi sfacchinare per scoprire ciò che è LORO INTERESSE farmi sapere. Sono un tipo nervoso, abbiate pazienza.)

giovedì 29 novembre 2012

Neil Young Greendale

Neil Young Greendale
Joshua Dysart, Cliff Chiang
Bao Publishing
Cartonato, 15,7 x 23,6, 160 pp. colori
€ 17.00


Mai coperto Neil Young, ammetto la mia ignoranza.
Non avevo idea che avesse realizzato un concept-album dal titolo "Greendale" che parlava di supereroine elementali.

Perché nel fumetto è questo che ho trovato: una famiglia di pseudo-streghe con un fisico da atlete e con poteri legati alla flora ed alla fauna. E' la storia di Sun, ultima discendente della stirpe, cresciuta all'oscuro dei propri poteri latenti, che una volta giunta alla maggiore età si trova catapultata in una realtà più complessa, carica di responsabilità che ignorava e senza gli strumenti per far conoscere al mondo la sua battaglia.
Non saprà inventarsi di meglio che incatenarsi ad un monumento per strillare con un megafono.

La veste lussuosa (copertina rigida e rilegata come un libro "serio") racchiude in realtà qualcosa che somiglia molto al paperback di una mini in formato comic book.
Lo stile di disegno è tipicamente americano di derivazione supereroistica (a me ricorda vagamente Frank Cho) con relativa carta lucida e colori. La storia, per quanto accenni vaghi temi di disagio sociale (un cugggino invischiato nei giri della ddjroga) e spunti satanici (un antagonista che non si capisce bene chi sia, che fra l'altro somiglia a Neil Young, cosa che crea ancora più confusione), è riconducibile alla scoperta dei propri (super)poteri da parte della protagonista e della storia della propria famiglia (le mitiche origins), in cui fenomeni di (super)poteri non sono nuovi, anzi sono frutto di deliberati incroci fra stirpi dotate. Praticamente abbiamo delle versioni alternative di Acquaman, Swamp Thing e Animal Man, tutte però rigorosamente al femminile, che si fanno carico di salvare il mondo dall'inquinamento e la speculazione anziché da Galactus o gli Skrull.

Che cosa rimane alla fine della lettura?
Ben poco. I disegni sono certamente piacevoli, ma non bastano da soli a restituire dignità ad un'opera che non sembra né carne né pesce, che affronta tematiche sociali con superficialità e che alla fine risulta fuorviante, visto che nel mondo reale i supereroi non ci sono e non vengono a toglierci le castagne dal fuoco.
Io ho il timore che il mondo dei comics supereroistici abbia stravolto i contenuti dell'opera originale adattandoli al proprio modo semplicistico e muscolare di vedere la realtà. Strano, perché la Vertigo solitamente non veicola questo tipo di contenuti. In alternativa mi può sorgere i dubbio che anche Young fosse altrettanto naif e muscolare. Secondo le recensioni dell'album non sembrerebbe proprio, però pare anche che abbia partecipato di persona al lavoro di adattamento. E allora? Mistero.

Alla fine ci si ritrova con un bell'oggetto in mano e la domanda irrisolta su cosa avessero realmente da dire gli autori.


mercoledì 28 novembre 2012

Romanzi a Fumetti Bonelli n. 8: Sul pianeta perduto

Romanzi a Fumetti Bonelli n. 8: Sul pianeta perduto
Antonio Serra, Paolo Bacilieri
Sergio Bonelli Editore
Brossurato con alette, 16x21, 288 pag. B/N
€ 9,50


Antonio Serra, uno dei creatori di Nathan Never, ha sempre avuto una passione per la fantascienza ingenua di una volta, quella coi pianeti buffi e gli eroi strambi, che ha già provato a mettere su carta, sempre in casa Bonelli, col personaggio di Gregory Hunter. La serie non ha avuto molto successo ed è stata chiusa dopo 18 numeri, ma evidentemente la passione di Serra non si è sopita.
Lo sceneggiatore racconta nella prefazione a questo albo, di aver desiderato di affrontare temi nuovi, non fantascientifici, e di come invece Bacilieri abbia espresso il desiderio opposto. Può darsi che sia andata effettivamente così, ma quando ho letto l'inizio della storia non ho potuto fare a meno di pensare: "Serra ci ha voluto riprovare!". E forse questo era il contesto migliore per farlo: un numero unico nella collana "Romanzi a fumetti" è l'ideale per sperimentare nuovi scenari e generi diversi dalle collane regolari.

Paolo Bacilieri si è distinto in passato come autore completo, sia nel fumetto "underground" che in casa Bonelli, nelle serie "Napoleone" e "Jan Dix". Ho comprato da poco il suo "Sweet Salgari" che devo ancora leggere.
Il suo stile di disegno è particolare, molto personale, non sempre bellissimo secondo me, ma sempre di carattere. Non mi pare molto versato per la fantascienza: tecnologia e robottoni non sono evidentemente nelle sue corde ma paradossalmente, in una storia fortemente basata sul ruolo della tecnologia, questa è poco rappresentata in effigie e quindi il risultato finale non ne risente molto.

Il tratto chiaro e "tondoso" di Bacilieri ben si concilia con la trama molto "naif": il ritmo è sostenuto e c'è un sacco di azione, ma se si va ad approfondire ci si rende conto che la psicologia dei personaggi è molto semplice, che la sequenza dei fatti è fin troppo preordinata e che alcune scelte di ambientazione cadrebbero immediatamente di fronte ad un esame scientifico serio.
Se possiamo accettare che un adolescente abbia repentini cambi di umore e di idee, non mi sembra altrettanto realistico che un villaggio di uomini "buoni", che vuole vivere in armonia con tutti gli esseri viventi, compreso anche un robot mal sopportato e quindi emarginato, compia periodicamente degli omicidi solo per punire un eccesso di curiosità. Così come non è facile accettare che una ragazza cresciuta in un mondo bucolico privo di tecnologia possa dire al robot reietto "fammi dare un'occhiata" al tuo "circuito vocale" che ti aggiusto la "memoria linguistica"! E' una contadina o un'ingegnere elettronico?
Analogamente, l'avventuriero scafato e cinico, che non ha rispetto per nessuno, viene investito fulmineamente dai sensi di colpa e si trasforma nel salvatore della patria pieno di ideali.
Superficialità come queste costellano tutto l'albo e costituiscono l'argomento definitivo per capire chi può apprezzare questa storia: un lettore che ami lo svago, la retorica sognante, i mondi articolati in fazioni semplici di buoni e cattivi, tecnocrati e contadini, cinici ed ingenui. Come dicevo all'inizio: "la fantascienza di una volta", prima che le cose si complicassero con la comparsa di mostri alieni xenomorfi, ambientazioni postapocalittiche e complicazioni sociologiche, un po' Star Trek prima serie, dove gli alieni erano solo degli umani con buffi cappelli e la faccia dipinta, o magari anche il primo Guerre Stellari, col giovane apprendista Jedi, il cinico contrabbandiere Solo, l'amico peloso...

...questo mi fa tornare alla mente che in quest'opera le suggestioni (citazioni? omaggi?) mutuate dalla narrativa e cinematografia di fantascienza sono innumerevoli. Ne cito a memoria alcune più visive, ma sicuramente i veri appassionati di fantascienza ne troveranno molte di più, anche a livello di ambientazione e trama: Guerre Stellari, appunto, di cui fra l'altro viene citata letteralmente la scena conclusiva, Laputa di Miyazaki (il robot reietto), la casa dei Barbapapà, la grotta rifugio di Cast Away, Robocop, Blade Runner, l'Incal, il Quinto Elemento, il Dottor Stranamore e forse anche l'Uomo Bicentenario.

venerdì 23 novembre 2012

Issuu, fumetti on-line e Trama, il peso di una testa mozzata

Il fumetto di oggi è la versione digitale di questo:

Trama, il peso di una testa mozzata
Ratigher
GRRRžetic
Cartonato, ?, 112 pp. B/N
€ 18,00


Ma per arrivarci dobbiamo fare un giro largo.

Per un fumettofilo atipico come me il reperimento delle informazioni è un collo di bottiglia fondamentale, come ho già detto in passato. Purtroppo molti dei fumetti che mi interessano vengono recensiti mesi dopo la loro pubblicazione o non vengono recensiti affatto. Come fare allora per avere un'idea del contenuto? L'ideale sarebbe poterli sfogliare ed in questo la rete ci aiuta abbastanza.

Ho già parlato di San Pitupìr, ossia dei prodotti pirati che si possono trovare in rete, ma stavolta voglio parlare di situazioni meno controverse.
Esiste un simpatico sito di pubblicazioni online che si chiama Issuu. Chiunque può pubblicare su Issuu e chiunque può leggere. Ci sono ovviamente alcune restrizioni (per pubblicare occorre registrarsi, per leggere la roba zozza occorre registrarsi) ma niente di particolare per chi, come me, cerca anteprime di fumetti.
Alcuni editori più moderni ed accorti hanno già deciso di sfruttare questa piattaforma per pubblicare le anteprime dei loro volumi. Per esempio Bao Publishing solitamente lo fa. Ecco l'esempio per un volume che ho già recensito: Blueberry Girl di Gaiman e Vess (clicca qui per andare al sito dell'editore).
Altrettanto fa Tunué, anche se non per tutti i volumi (vedi qui un esempio).
Altri editori, come Coconino, pubblicano anteprime in modalità più tradizionale, tramite una galleria di immagini (vedi qui un esempio).

La cosa che francamente mi sconcerta, nell'anno del signore duemiladodici, è che non sia una scelta di TUTTI gli editori. Considerato che comunque tengono in piedi i loro siti internet, su cui magari vendono i loro volumi, che cosa gli costerebbe pubblicare delle anteprime? Anzi, no: non sarebbe proprio loro interesse, per vendere di più?
Ed invece la maggior parte non lo fa. Ma vabbè, sono scelte loro, ne pagheranno le conseguenze (oppure no, se il loro pubblico non sente questa esigenza).

L'ultima alternativa è ricorrere a Google Immagini, inserire titolo e autore ed incrociare le dita. Se si tratta di un volume straniero, provare nella lingua originale di solito aiuta di più.

E poi ci sono i fumetti on-line.

Ci sono fumetti che nascono on-line. Di solito sono autoproduzioni, cose dilettantesche, oppure troppo anticonformiste per poter trovare un editore adatto.
Altre volte, come in questo caso, sono prodotti pubblicati su carta che vengono anche distribuiti on-line. GRATIS.
Sì, gratis, non sto parlando di e-book, e-comics e simili perché non frequento il settore. Parlo di opere liberamente scaricabili per deliberata scelta di autori che non hanno affatto rinunciato all'idea di vendere il loro fumetto di carta.

E' il caso del fumetto che recensisco oggi e questo concetto lo spiega molto meglio di me lo stesso autore, Ratigher, sul suo blog.

E' un concetto vecchio di decenni, ma che ancora non entra nella zucca dei commercianti: chi fa uso dei tuoi prodotti gratis sarà invogliato a farne uso anche a pagamento. Bill Gates, forse inconsapevolmente, ci ha costruito sopra la sua fortuna: milioni di utenti che piratavano DOS, Windows e Office hanno poi sentito, per vari motivi, la necessità di comprarli, costruendo nei fatti un monopolio che resiste tuttora.
Ratigher ha ragione quando dice che così il suo fumetto sarà letto molto di più (io ne sono la prova) ed io sono convinto che ne risulteranno anche maggiori vendite per il cartaceo.

Per quanto mi riguarda, avevo subito scartato l'idea di comprare Trama. Avevo letto le segnalazioni sui siti che seguo abitualmente ed avevo capito che non era un prodotto adatto a me. La lettura della versione digitale ha confermato questa mia sensazione.


Trama non è il tipo di fumetto che amo collezionare. Il segno è troppo underground per i miei gusti. La trama è troppo pulp, troppo frenetica, stuzzica un sacco di corde senza però approfondire. Lo vedrei bene come il "pilota" di un prodotto più consistente come numero di pagine, più approfondito come caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni, più variegato come ritmo.
Ma la cosa stupenda è che ho potuto farmi questa opinione leggendolo direttamente e non cercando di intuire queste caratteristiche dalle recensioni di altri blogger o siti che, magari, possono avere gusti diametralmente opposti ai miei, inneggiare al pulp ed all'underground e stravedere per opere come questa.
Troppe volte sono costretto a fare lo psicoanalista del recensore, inquadrare dalle sue parole il carattere ed i gusti, per poi stabilire come devo interpretare le sue opinioni.
Ratigher, con questa scelta, mi ha fatto due favori! E anche se non comprerò il suo volume, ne avrà comunque guadagnato in stima e reputazione.

Tornando all'albo, è interessante il gioco di salti flashforward della narrazione, peraltro evidenziati dall'apposita "mappa" che apre il volume. Studiando la mappa si arriva anche ad intuire il senso del sottotitolo, quella testa mozzata che nello sviluppo della storia non incontriamo mai.
I personaggi e le situazioni, invece, non sono particolarmente originali: un po' di ultraviolenza, un po' di inseguimenti, un po' di sesso gratuito, un po' di personaggi strambi... la cosa più originale è proprio un personaggio, Bimbo Fango, che dà l'innesco alla sequenza di eventi e di cui avevo già letto la storia delle "origini" (ah, le mitiche "origini") segnalate da un altro sito che seguo abitualmente: Fumetti digitali (ops, ci casca a fagiolo!)

Ratigher mi ricorda un po' Burns ed un po' Scozzari. Non sono un fan né di Burns né di Scozzari ma ne apprezzo lo spessore e penso che anche Ratigher meriti stima ed attenzione. Penso che produrrà altre cose consistenti in futuro, anche se probabilmente non rientreranno nei miei gusti personali.
Qualsiasi siano i vostri gusti, se siete lettori curiosi scaricatevi e leggete questo fumetto. Farà bene a voi, a Ratigher ed al mondo del fumetto in generale.



giovedì 22 novembre 2012

Il selvaggio

Il selvaggio
David Almond, Dave McKean
Edizioni BD
Cartonato con sovracoperta, 16,7x21, 80 pp. Colore
€ 10,00


Primo: è bello. Bellissimo!

Secondo: non date retta a chi vi dice che è un libro per ragazzi.

Per poter capire e farsi toccare profondamente da questa storia bisogna almeno una volta nella vita aver rischiato di perdere qualcuno di molto caro.
Questa è una storia adulta, per padri e madri, per figli di genitori anziani, per congiunti di chi ha avuto un brutto incidente: parla di un bambino che perde il padre, parla della madre e della sorellina che vivono la stessa tragedia insieme a lui, parla del suo modo di reagire e mette in scena un toccante dualismo fra realtà e fantasia che aiuta il bambino a crescere, sopportare il dolore, cavarsela e diventare un ragazzo.

I testi sono ben scritti, semplici e diretti ma anche molto suggestivi. Il linguaggio sgrammaticato del bambino è un po' straniante all'inizio, sa un po' di fasullo, ma ci si abitua presto e diventa una specie di intonazione che colleghiamo immediatamente al personaggio, aiutati in questo anche dal carattere tipografico ad hoc.

I disegni sono favolosi. McKean ha un dono perverso che consiste nel disegnare le cose in modo sgraziato ed ottenere un effetto aggraziato. Lo odio. Lo odio perché lo invidio come un porco.
Anche Kent Williams ha lo stesso dono. Meno male che lui si è dedicato alla pittura e non mi costringe più a soffrire leggendo i suoi fumetti.

Non è un fumetto, è un racconto pesantemente illustrato, in alcuni casi con una specie di griglia da fumetto che però si alterna a splash page ed anche a pagine del tutto prive di disegni. Il testo potrebbe reggersi anche da solo. I disegni in realtà non hanno funzione narrativa, non mostrano niente che non sia già nel testo, ma sicuramente sanno essere estremamente suggestivi.

Non ho critiche da fare a questo albo.
Un appunto è che una vignetta ritraente un albero secco è stata usata, oltre che nella storia, anche per la seconda di copertina, per la quarta di copertina, per altre pagine qua e là e compare complessivamente sette volte nel volume. Si poteva evitare.
C'è anche una incongruenza fra i disegni ed i testi, relativa all'aspetto del ragazzo selvaggio, in particolare i suoi vestiti. Risulta infatti stravagante fin dall'inizio che un ragazzo nato e cresciuto solitario nei boschi, che non sa neanche parlare, se ne vada in giro con un bel paio di jeans oversize che fanno tanto skater del ventunesimo secolo. Ed infatti, proseguendo nella lettura, si scopre che dovrebbe indossare pelliccia di cane e piume di pollo in testa!
Evidentemente McKean la pensava diversamente e l'ha disegnato come gli è parso più opportuno. Ed ha fatto dei disegni favolosi, che se si prova ad immaginare come sarebbero stati con pelliccia e piume viene da inorridire (ma noi NON siamo McKean, giusto?) e allora, forse, ha fatto bene a farli così. Oppure, forse, avrebbe potuto farli fedeli al testo e sarebbero stati bellissimi lo stesso (perché LUI SI' che è McKean). Chissà?

Infine, che cosa può succedere se un ragazzo dovesse leggere questo volume?
Potrebbe simpatizzare col protagonista e, forse, identificarsi con le sue esperienze di bullismo. Potrebbe trovare affascinante la figura del ragazzo selvaggio e toccanti le scene di tristezza familiare. Potrebbe anche gradire i disegni stravaganti (mia figlia a tre anni ha amato le inquietanti illustrazioni di "I lupi nei muri") perché a volte i giovani non apprezzano solo quel che crediamo noi anzianotti, anzi!
Insomma, potrebbe essere un'ottima esperienza di lettura. Resto convinto però che questa storia si rivolga fondamentalmente agli adulti, perchè loro sanno cosa voglia dire davvero la paura di perdere una persona cara e possono capire lo strazio di una madre che, oltre al proprio dolore, deve cercare di gestire anche quello dei propri figli.



mercoledì 21 novembre 2012

Lilith n. 9: Il mondo fluttuante

Lilith n. 9: Il mondo fluttuante
Luca Enoch
Sergio Bonelli Editore
Brossura, 16x21, 132 pp. B/N
€ 3,70

Lilith è una serie con uscite semestrali ed è giunta al nono albo. Questo significa che ormai sono almeno quattro anni che è presente sulle edicole e che il pubblico ha avuto modo di conoscerla e fare la sua scelta.
Io però non ho ancora avuto modo di parlarne e, siccome amo molto le opere di Luca Enoch, lo recensisco lo stesso. Magari gli faccio un pizzico di pubblicità.

Ho conosciuto i lavori di Luca Enoch (qui il suo blog) molti anni fa, ai tempi di SprayLiz, sulle pagine de L'Intrepido. Ho seguito tutte le vicissitudini editoriali di questa eroina che mi colpiva particolarmente per le situazioni narrate (street-art, centri sociali, consapevolezza sessuale, razzismo), per l'ironia della narrazione ed per il carattere della protagonista. Mi sentivo particolarmente in sintonia con lei e simpatizzavo con l'autore col quale tendevo vagamente ad identificarmi: avevo infatti delle immotivate ambizioni da fumettaro ed avrei voluto diventare come lui.
Col tempo i miei bollori si sono placati mentre la sua narrazione è maturata ed ha generato altre eroine forti e vivaci che hanno continuato a suscitare la mia ammirazione. Prima con Gea, poi con una breve incursione nel mondo di Legs Weaver (fantastiche gemelline!) e adesso con Lilith, tutte pubblicate da Bonelli.


La serie di Gea dura 18 numeri durante i quali una scatenata ragazzina, un po' incosciente e con qualche problema relazionale, si trova progressivamente a confrontarsi con situazioni sempre più drammatiche per poi affrontare l'apocalisse e trasformarsi in una specie di messia molto sopra le righe.
Dal 2007, anno in cui si è conclusa la pubblicazione, ho riletto l'intera serie almeno due volte e l'ho sempre trovata interessante.
Enoch ha la tendenza a diventare un po' verboso in alcune parti, ma riesce comunque ad essere stimolante: lunghi dialoghi che a volte sembrano vere e proprie lezioncine sanno comunque fornire spessore alla narrazione e spunti interessanti per il lettore.
L'attenzione alle tematiche della discriminazione e dell'integrazione, che già era forte nelle pagine di SprayLiz, diventa elemento portante della serie e, sotto la metafora del conflitto con alieni e demoni, presenta al lettore continui spunti di riflessione sulla realtà che viviamo ogni giorno.

Lilith assume invece fin dall'inizio toni decisamente più drammatici.
La protagonista è allo stesso tempo guerriera e vittima sacrificale. Proveniente da un futuro in cui l'umanità è oppressa da un misterioso organismo (il triacanto) che le impedisce di vivere sulla superficie del pianeta, si troverà a rinunciare alla propria vita per combattere una guerra che la propaganda le ha inculcato come necessità fin da bambina ma che, nella violenza della lotta, le risulterà sempre più insensata ed aliena. Enoch è però bravo a dosare la tensione alternandola anche con momenti leggeri ed ironici, sempre funzionali alla narrazione.
Con la scusa dei viaggi nel tempo, l'autore si concede il gusto di affrontare in ogni numero ambientazioni storiche diverse, cosa che fornisce estrema varietà di ambienti, costumi e situazioni.

E' evidente la mia passione per Luca Enoch ed i suoi lavori, ma siccome non amo far sconti, soprattutto alle persone che stimo (o forse perché sono un dannato puntiglioso), vorrei segnalare anche qualche difetto.
Il punto debole di Enoch sono le anatomie: le mani assumono posizioni innaturali, i visi tendono ad essere un po' standardizzati, in particolare il volto e la testa della protagonista hanno proporzioni incostanti.
Sono limiti che accetto di buon grado perché nel complesso trovo la lettura sempre molto interessante e gustosa, però quando me li trovo davanti mi fanno storcere un po' il naso. Non si può certo dire che Enoch sia inesperto, eppure certi "vizi" risalgono agli inizi, si ritrovano anche in SprayLiz e Gea, e sono diventati quasi una cifra stilistica.
Va anche detto a suo onore che dal 1999 Luca Enoch scrive e disegna due albi l'anno da 130 pagine l'uno (oltre agli altri progetti) e non è certo un impegno da poco. Un po' si aiuta con l'editing digitale (non manca anche una certa dose di "copia e incolla") ma immagino che comunque le scadenze siano molto serrate per lui e quindi non ci si può lamentare troppo per qualche vignetta perfettibile.

Anzi, penso proprio il contrario: ho appena messo giù l'albo e già non vedo l'ora che esca il prossimo.






giovedì 15 novembre 2012

Segno di gesso

Segno di gesso
Miguelanxo Prado
001 Edizioni
Brossura rilegata, 21,5x28,3, 96 pp. Colori
Prezzo:€ 20.00


Miguelanxo Prado mi piace molto, sia per il suo stile grottesco ma con una forte impronta realistica, sia per il gusto per temi assurdi e surreali. Nei suoi Deliri Quotidiani (pubblicati a suo tempo da Mare Nero) utilizzava un leggero tratto a china colorato ad acquerello, molto piacevole. In questa storia ha utilizzato uno stile meno grottesco ed una tecnica più materica, un po' polverosa. Non ho capito di che tecnica si tratti, ma come effetto mi ha ricordato proprio il gesso (i gessetti dei madonnari).

La trama è semplice, fatta di pochi gesti concreti, di poche frasi, basata soprattutto sulla difficoltà di comunicare, di comprendere i propri desideri e realizzarli semplicemente. Tutto va storto in questa storia. E come se non bastasse c'è un sottinteso paradosso temporale che rende il tutto più inquietante.

La lettura è veloce ma intensa. I personaggi un po' autistici si muovono confusamente e dolorosamente, come mosche in un barattolo. Ci ho ritrovato suggestioni di quando leggevo Sartre: l'inferno sono gli altri, ma ce lo creiamo anche da soli, con le nostre seghe mentali, con il nostro modo equivoco di porci rispetto agli altri, con la paura che i nostri desideri si possano avverare, con l'incapacità di accettare ciò che ci viene offerto perché troppo concentrati su ciò che non possiamo avere.

Bello.
Forse un po' caro, ma il formato è grande, le pagine non sono poche e la storia merita (anzi, forse richiede) più di una lettura.

Mi ha fatto sorridere (mestamente) la postfazione dell'autore, che evidentemente soffre anche lui di insicurezza e si mette a spiegare al lettore che c'è qualcosa di strano nella sua storia, rendendosi conto per primo dell'inutilità di questo gesto. Ricorda un po' il suo protagonista, tormentato dal desiderio ma titubante e fallimentare nel suo agire. Per nostra fortuna, come scrittore e disegnatore se la cava molto meglio!


mercoledì 14 novembre 2012

Istruzioni. Tutto quello che devi sapere per il tuo viaggio


Istruzioni. Tutto quello che devi sapere per il tuo viaggio
Neil Gaiman, Charles Vess
Edizioni BD
Cartonato, 16,7x21, 40 pp. Colori
Prezzo:€ 10.00


La coppia Gaiman-Vess è nota e funziona. Non ho letto Stardust (romanzo accompagnato da illustrazioni) ma possiedo una copia di Blueberry Girl oltre al volume di cui stiamo parlando. I due volumi si somigliano: formato quasi quadrato, pochissimo testo, illustrazioni a tutta pagina, tema fantastico, tono leggiadro quasi poetico. Si somigliano così tanto che questa recensione vale per entrambi.

(Blueberry girl è edito però da Bao e costa un po' di più: 14€)

Cinicamente, penso che Gaiman di testi del genere ne potrebbe sfornare uno al giorno (il testo di Blueberri Girl non è altro che un biglietto di auguri in Gaiman-style).
Vess, dal canto suo, confeziona illustrazioni elaborate e suggestive arricchendo decisamente il già presente lirismo delle parole.

Il problema, se un problema c'è, è il pubblico a cui fa riferimento.

Per i toni lievi, le ampie illustrazioni, le poche pagine, sembrerebbe a prima vista un prodotto per l'infanzia, cosa peraltro non aliena a Gaiman e, credo, neanche a Vess. Però non funziona, perché i testi hanno contenuti troppo sofisticati per la recettività di un bambino. Tanto per fare un esempio, mia figlia di quattro anni apprezza entrambi i volumi ma non sono certo fra i suoi preferiti.

Viceversa potremmo pensare che si rivolga ad un pubblico adulto, che ama le tematiche fantastiche, il lirismo di Gaiman e le belle illustrazioni di Vess. Niente di più facile: di lettori così ce ne sono a pacchi. Però in quel caso risulta frustrante l'esiguo numero di pagine. La lettura, per quanto possa lasciarsi ammaliare dalla musicalità dei testi (che però in italiano non rendono bene come nell'originale) e dai dettagli delle illustrazioni, si conclude comunque in pochi minuti. E' vero anche che il prezzo non è particolarmente alto (per un volume cartonato!) ma l'esperienza di lettura è troppo breve per lasciare soddisfatti.

E allora?
Allora si fa come faccio io: li declamo lentamente ed enfaticamente alla mia pargoletta, affabulandola col tono della voce, facendole ammirare le belle illustrazioni ed, al contempo, godendo i contenuti più maturi del testo che lei ancora non può comprendere, così come il pot-purri di riferimenti a favole note che lei, però, non conosce e quindi non può cogliere.
Se si è dotati di una buona dose di empatia, si può riuscire a godere contemporaneamente di entrambi i punti di vista ed allora la lettura acquista quella marcia in più che nei due contesti separati le manca.