mercoledì 28 novembre 2012

Romanzi a Fumetti Bonelli n. 8: Sul pianeta perduto

Romanzi a Fumetti Bonelli n. 8: Sul pianeta perduto
Antonio Serra, Paolo Bacilieri
Sergio Bonelli Editore
Brossurato con alette, 16x21, 288 pag. B/N
€ 9,50


Antonio Serra, uno dei creatori di Nathan Never, ha sempre avuto una passione per la fantascienza ingenua di una volta, quella coi pianeti buffi e gli eroi strambi, che ha già provato a mettere su carta, sempre in casa Bonelli, col personaggio di Gregory Hunter. La serie non ha avuto molto successo ed è stata chiusa dopo 18 numeri, ma evidentemente la passione di Serra non si è sopita.
Lo sceneggiatore racconta nella prefazione a questo albo, di aver desiderato di affrontare temi nuovi, non fantascientifici, e di come invece Bacilieri abbia espresso il desiderio opposto. Può darsi che sia andata effettivamente così, ma quando ho letto l'inizio della storia non ho potuto fare a meno di pensare: "Serra ci ha voluto riprovare!". E forse questo era il contesto migliore per farlo: un numero unico nella collana "Romanzi a fumetti" è l'ideale per sperimentare nuovi scenari e generi diversi dalle collane regolari.

Paolo Bacilieri si è distinto in passato come autore completo, sia nel fumetto "underground" che in casa Bonelli, nelle serie "Napoleone" e "Jan Dix". Ho comprato da poco il suo "Sweet Salgari" che devo ancora leggere.
Il suo stile di disegno è particolare, molto personale, non sempre bellissimo secondo me, ma sempre di carattere. Non mi pare molto versato per la fantascienza: tecnologia e robottoni non sono evidentemente nelle sue corde ma paradossalmente, in una storia fortemente basata sul ruolo della tecnologia, questa è poco rappresentata in effigie e quindi il risultato finale non ne risente molto.

Il tratto chiaro e "tondoso" di Bacilieri ben si concilia con la trama molto "naif": il ritmo è sostenuto e c'è un sacco di azione, ma se si va ad approfondire ci si rende conto che la psicologia dei personaggi è molto semplice, che la sequenza dei fatti è fin troppo preordinata e che alcune scelte di ambientazione cadrebbero immediatamente di fronte ad un esame scientifico serio.
Se possiamo accettare che un adolescente abbia repentini cambi di umore e di idee, non mi sembra altrettanto realistico che un villaggio di uomini "buoni", che vuole vivere in armonia con tutti gli esseri viventi, compreso anche un robot mal sopportato e quindi emarginato, compia periodicamente degli omicidi solo per punire un eccesso di curiosità. Così come non è facile accettare che una ragazza cresciuta in un mondo bucolico privo di tecnologia possa dire al robot reietto "fammi dare un'occhiata" al tuo "circuito vocale" che ti aggiusto la "memoria linguistica"! E' una contadina o un'ingegnere elettronico?
Analogamente, l'avventuriero scafato e cinico, che non ha rispetto per nessuno, viene investito fulmineamente dai sensi di colpa e si trasforma nel salvatore della patria pieno di ideali.
Superficialità come queste costellano tutto l'albo e costituiscono l'argomento definitivo per capire chi può apprezzare questa storia: un lettore che ami lo svago, la retorica sognante, i mondi articolati in fazioni semplici di buoni e cattivi, tecnocrati e contadini, cinici ed ingenui. Come dicevo all'inizio: "la fantascienza di una volta", prima che le cose si complicassero con la comparsa di mostri alieni xenomorfi, ambientazioni postapocalittiche e complicazioni sociologiche, un po' Star Trek prima serie, dove gli alieni erano solo degli umani con buffi cappelli e la faccia dipinta, o magari anche il primo Guerre Stellari, col giovane apprendista Jedi, il cinico contrabbandiere Solo, l'amico peloso...

...questo mi fa tornare alla mente che in quest'opera le suggestioni (citazioni? omaggi?) mutuate dalla narrativa e cinematografia di fantascienza sono innumerevoli. Ne cito a memoria alcune più visive, ma sicuramente i veri appassionati di fantascienza ne troveranno molte di più, anche a livello di ambientazione e trama: Guerre Stellari, appunto, di cui fra l'altro viene citata letteralmente la scena conclusiva, Laputa di Miyazaki (il robot reietto), la casa dei Barbapapà, la grotta rifugio di Cast Away, Robocop, Blade Runner, l'Incal, il Quinto Elemento, il Dottor Stranamore e forse anche l'Uomo Bicentenario.

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